Questa è la guida più completa alle fratture ossee. Quali sono i loro sintomi?
Quali sono le loro complicazioni?
Quanto tempo impiega un osso a guarire?
In questa guida apprenderai tutto quello che c’è da sapere sulle fratture ossee.
Cosa sono le fratture ossee:
Le fratture ossee sono definite come un’interruzione della continuità dell’osso.
Le due componenti separate vengono chiamate monconi di frattura, mentre la fessura che si crea fra di loro è detta rima di frattura.
Il meccanismo della lesione è definito da:
Tipo di forza esterna e innaturale applicata all'osso;
Resistenza naturale dell'osso.
Quadro clinico e sintomi della frattura ossea:
I sintomi classici di una frattura sono:
Gonfiore : gonfiore di tipo patologico, e aumento di volume della struttura, causato dalla presenza di liquido linfatico nei tessuti (edema) .
Dolore : che è sempre presente e aumenta con il movimento e con la palpazione del segmento colpito. Può essere lieve, moderata e grave e può essere dovuta a lacerazione del periostio (lo strato esterno dell'osso), lesioni dei tessuti molli, lesioni vascolari, lesioni nervose, ecc.
Deformità : causata dallo spostamento delle ossa, come spesso accade nelle fratture scomposte, e dall'aumento del volume del tessuto, causato dall'edema.
Mobilità anormale : a volte la limitazione del movimento è così rilevante che il soggetto non è in grado di muovere il segmento interessato.
Perdita di stabilità e movimento naturale dell'area anatomica compromessa.
Perdita dei movimenti delle articolazioni adiacenti : quando muovi un arto, la sua estremità più vicina viene anch’essa mobilizzata o ruotata. Nelle fratture scomposte, questa rottura della continuità ossea, non permette il movimento delle strutture limitrofe al trauma.
Crepitio : si tratta di una sensazione di sfregamento anomala prodotta dall'attrito tra i due frammenti di frattura. E’ possibile avvertirla prettamente nelle fratture scomposte.
Accorciamento : l'accorciamento degli arti di vario grado è comune soprattutto nelle fratture delle ossa lunghe.
Le principali cause delle fratture ossee:
Ogni giorno le nostre ossa vengono sottoposte a notevoli quantità di forze, date dall’azione muscolare e dalle attività che svolgiamo costantemente.
L’osso ha un proprio meccanismo che gli permette di auto proteggersi da forze che per lui sono innaturali ed evitare di rompersi.
Se però una forza esterna applicata sull’osso è troppo grande e supera la sua resistenza meccanica, si può creare una frattura.
Le forze lesive esterne possono provenire da:
Incidenti stradali ;
Cadute ;
Movimenti cronici e ripetitivi (fratture da stress);
Processi patologici in atto , che indeboliscono la resistenza naturale dell’osso.
Classificazione delle fratture ossee:
Localizzazione dell'osso:
La classificazione delle fratture è definita da molteplici fattori:
A seconda della parte dell’osso interessata si possono avere fratture:
Diafisarie : la parte che forma il corpo di un osso lungo;
Metafisarie : la porzione ossea di intermezzo tra la diafisi e l'epifisi;
Epifisarie : estremità dell’osso, cioè la struttura che forma una parte dell’articolazione adiacente.
Articolari o intra-articolari : quando la frattura raggiunge l’articolazione, andando a compromettere la cartilagine, si possono creare delle compromissioni del movimento, se non si procede subito nell’effettuare una riduzione dell'osso quanto prima possibile;
Localizzazioni anatomiche specifiche : per esempio le fratture sovracondiloidee del gomito.
Orientamento e configurazione della rima di frattura:
Trasverse : sono perpendicolari all’osso. La rima di frattura è disposta orizzontalmente, ad angolo retto rispetto all'asse longitudinale dell'osso.
Oblique : la linea di frattura è angolata, andando a formare un angolo inferiore a 90°.
A spirale : la rima di frattura forma una spirale lungo il segmento osseo, avvolgendosi ad esso.
Comminute : frattura che presenta tre o più frammenti ossei.
Pluriframmentarie: caratterizzata da due frammenti ossei fratturati.
Tipologia del trauma osseo:
Trauma diretto: quando l’osso si frattura nel punto di applicazione della forza di lesione:
Urto : si verificano per contusione e si manifestano generalmente con una rima di frattura trasversale;
I ngranate : i frammenti ossei vengono spinti l'uno nell'altro, accorciando l'osso;
Compressione/schiacciamento : la frattura coinvolge anche i tessuti molli circostanti e sono generalmente comminute;
Penetrazione : sono le fratture causate da armi da fuoco, in cui il proiettile lesiona sia la componente esterna, che quella interna.
Trauma indiretto: quando la forza lesiva agisce a distanza dal focolaio di frattura, propagandosi lungo tutto l'arto o lungo la colonna vertebrale fino a raggiungere la sede di frattura:
Trazione/avulsione : sono delle fratture traumatiche causate da una brusca e violenta contrazione muscolare, che determina un distacco osseo in corrispondenza dell'inserzione tendinea del muscolo stesso;
Compressione : produce una rima di frattura spiroide;
Flessione/piegamento : frattura che genera una rima di frattura trasversale;
Taglio/spostamento laterale: produce uno spostamento dei frammenti ossei;
Torsione: questo tipo di frattura avviene spesso tra le vertebre, ed è causata da un impatto sul rivestimento molle dei corpi vertebrali. E' molto frequente nei giovani atleti nei quali la massa ossea non è ancora ben consolidata;
Forza o azione combinata: è data dall’azione combinata di una o più forze (per esempio flessione, rotazione e compressione).
Violenza dell’evento traumatico:
Alta energia , come avviene negli incidenti stradali;
Bassa energia , come una caduta accidentale presso il domicilio o anche sul lavoro.
Integrità della cute e dei tessuti molli che circondano la frattura:
Chiusa : una frattura non danneggia le strutture ossee e non comunica con l'ambiente esterno; la cute sovrastante e gli altri tessuti molli sono intatti;
Aperta : frattura con rottura della cute e dei tessuti molli sovrastanti, che porta alla frattura comunicante con l'ambiente esterno:
a) Internamente aperto (dall'interno): l'estremità tagliente della frattura perfora la pelle dall'interno, provocando una frattura aperta.
b) Esternamente aperto (aperto dall'esterno): l'oggetto che causa la frattura lacera la pelle e i tessuti molli sopra l'osso, lesionandolo, e provocando una frattura aperta.
L'esposizione di una frattura aperta all'ambiente esterno la rende ad alto rischio di infezione.
Numero dei focolai di frattura:
Unifocali: è presente un solo focolaio di frattura;
Bifocali: sono presenti due focolai di frattura;
Trifocali o plurifocali: i focolai di frattura sono tre o molteplici, come accade nei pazienti politraumatici.
Entità del danno scheletrico:
a) Frattura incompleta o infrazione: se l'osso non viene completamente interrotto.
Ad esempio, le fratture a "legno verde" (greenstick) si osservano esclusivamente nei bambini.
Qui l'osso è elastico e di solito si piega a causa dell'instabilità o della rottura di una corteccia quando viene applicata una forza.
b) Frattura completa : se l’osso viene completamente interrotto.
Complete composte (senza dislocazione dei frammenti) in cui i monconi di frattura conservano la loro posizione, forma e dimensione anatomica;
Complete scomposte in cui si verifica una perdita di contatto tra i frammenti ossei (scomposte laterali, scomposte longitudinali, scomposte ad asse, scomposte periferiche ).
Fattori aggravanti che possono causare una frattura ossea:
Fratture patologiche: si verificano quando le ossa sono state precedentemente indebolite da una condizione patologica, in cui anche sollecitazioni lievi possono causare una rottura della struttura.
Si presentano come un cedimento spontaneo dell’osso malato o dall'applicazione di una forza di lieve o di moderata entità.
Per esempio, come avviene nel caso di alcune patologie neoplastiche (benigne o maligne), oppure anche in altre patologie che possono causare una fragilità scheletrica, come l’osteoporosi, tumori ossei, ecc.
Fratture da stress: si verificano a causa di forze, di bassa intensità, ripetute nel tempo.
Si presentano maggiormente negli arti inferiori e in ossa sollecitate a carico di lavoro prolungato.
Il sovraccarico funzionale che deriva dalla ripetizione delle continue sollecitazioni sull'osso è tipico degli sportivi.
Per esempio, come avviene in alcuni sport come la danza, la corsa, ecc.
Normalmente, l'osso danneggiato da questi piccoli micro traumi tende ad auto-ripararsi durante i periodi di riposo.
La continua applicazione di una forza provocata dal medesimo gesto atletico e quindi nella stessa zona che ha subito precedentemente il danno, causa un ulteriore indebolimento della struttura, e, con il tempo, alla creazione di una frattura da stress.
Complicazioni delle fratture ossee:
Le complicanze delle fratture sono rare ma possono minacciare la vitalità dell'arto o causarne un'alterazione funzionale permanente, fino a coinvolgere l’intero organismo.
Il rischio di complicanze è elevato in caso di fratture aperte (che predispongono a un'infezione) e con le fratture che coinvolgono e lesionano le strutture circostanti all’osso fratturato, quali vasi sanguigni, tessuti, e nervi.
Le fratture chiuse che non coinvolgono i vasi sanguigni e i nervi, soprattutto quelle che sono velocemente ridotte, hanno meno probabilità di causare gravi complicanze.
Le complicanze possono essere immediate (acute) o tardive (a lungo termine):
Complicazioni acute e immediate nelle fratture ossee:
Le complicanze acute includono tutte le problematiche che si manifestano al momento del trauma, o nei giorni immediatamente successivi:
Emorragia : caratteristica comune di tutte le fratture e delle lesioni dei tessuti molli.
Raramente, l'emorragia interna o esterna è abbastanza grave da provocare uno shock emorragico (per esempio come accade nelle fratture del bacino, femorali, ed in qualche frattura esposta).
Lesioni della cute: avvengono generalmente nelle fratture scomposte esposte, nelle quali l'esposizione dev'essere immediatamente individuata, per evitare di andare incontro ad infezioni.
Lesioni vascolari: alcune fratture scomposte ed esposte lacerano i vasi sanguigni.
Alcune fratture chiuse, in particolare le fratture sovracondiloidee omerali dislocate sia anteriormente, che posteriormente, interrompono l'afflusso vascolare in misura sufficiente a provocare un'ischemia (sindrome di Volkmann).
La lesione vascolare può essere non visibile clinicamente, anche per alcune ore dopo l'infortunio.
Lesioni nervose: i nervi possono venir lesi da frammenti ossei, se compressi da un trauma da schiacciamento, o strappati da frammenti ossei appuntiti.
Se la lesione nervosa è caratterizzata da una compressione prolungata, o da una compromissione della guaina che riveste il nervo (guaina mielinica), si potrà avere un blocco temporaneo della conduzione nervosa (che può durare da pochi giorni, fino a qualche mese), con la ripresa graduale dell'attività motoria e sensitiva (se la struttura nervosa è integra, il nervo tende a guarire spontaneamente).
Nel caso in cui la lesione è totale, quindi il nervo è stato strappato o tagliato completamente, la sensibilità e la capacità di muovere la struttura sono compromesse; l'unica soluzione plausibile è di intervenire immediatamente tramite intervento chirurgico.
Embolia polmonare o malattia tromboembolica (TVP): nei pazienti con frattura dell'anca e delle pelvi, il rischio di embolia polmonare è alto.
L'embolia polmonare è la più comune complicanza fatale delle fratture dell'anca e del bacino.
L'embolia polmonare viene individuata in quanto il paziente presenta una "fame d'aria", con difficoltà di respirazione, tosse, tachicardia, ecc.
Motivo per il quale, in seguito ad una frattura e ad un intervento chirurgico, viene generalmente prescritta una terapia farmacologica a base di eparina, un farmaco che permette la fluidificazione del sangue, evitando che si possano così formare delle ostruzioni nelle arterie.
Embolia adiposa/grassosa: è dovuta al passaggio di globuli di grasso, che vanno ad ostruire arterie e capillari di polmoni, cervello, reni e cute.
Le fratture delle ossa lunghe (più comunemente, le fratture femorali) possono rilasciare del grasso (e altro materiale contenuto nel midollo osseo) che può causare un'embolia polmonare.
Sindrome compartimentale (Volkmann):
È una sindrome caratterizzata da un aumento della pressione all'interno di un'area anatomica circoscritta (come accade principalmente nelle fratture del radio e dell'ulna, nelle fratture dell'omero vicino al gomito, nelle fratture del piatto tibiale e nelle fratture esposte della tibia).
L'aumento della pressione interrompe la circolazione sanguigna ed i tessuti di quel distretto anatomico (tendini, legamenti, muscoli, nervi) non ricevono più (o parzialmente) supplementi e ossigeno.
La conseguenza di questa sindrome, se non rilevata in tempo, porta ad una necrosi tissutale o alla morte della struttura interessata.
Il risultato dei muscoli colpiti da necrosi è una deformità e un deficit nervoso, fino alla totale mancanza di sensibilità.
La sindrome compartimentale minaccia la vitalità e la sopravvivenza dell'arto, fino al punto da richiedere l'amputazione.
La terapia consiste nella decompressione attraverso un intervento chirurgico di fasciotomia .
Viene incisa la loggia anteriore dell'avambraccio, dal gomito al tunnel carpale.
L'incisione deve essere lasciata aperta fino alla risoluzione dell'edema, dopodiché il compartimento anatomico viene chiuso con una sutura o un innesto cutaneo.
Infezione:
La contaminazione della ferita con batteri provenienti dall'ambiente esterno può portare a un'infezione dell'osso (osteomielite).
Quando questi microrganismi invadono la membrana, scatenano una reazione infiammatoria, che può portare alla formazione di pus.
Si verifica più comunemente nelle fratture aperte, in particolare in quelle in cui la composizione avviene dall'esterno (composizione esterna).
L'uso crescente di metodiche chirurgiche nel trattamento delle fratture è responsabile dell'aumento dell'incidenza dell'infezione dell'osso, spesso a distanza di anni. L'infezione può essere superficiale, moderata (osteomielite) o grave (cancrena gassosa).
Complicazioni a lungo termine nelle fratture ossee:
La normale consolidazione di una frattura dovrebbe comportare la formazione del callo osseo, sufficiente a sopportare le sollecitazioni.
Una volta trascorso il tempo di consolidazione e di guarigione ossea , l'assenza di elementi che comprovano la riparazione della lesione, possono portare a:
Instabilità: alcune fratture possono portare all'instabilità articolare.
L'instabilità può essere invalidante e aumenta il rischio di artrosi.
Rigidità e riduzione del movimento: le fratture che si estendono alla superficie dell'articolazione spesso lesionano la cartilagine articolare.
Un'alterazione della superficie cartilaginea porta a una cicatrizzazione, che causa artrosi e compromette la capacità di movimento.
La rigidità è più probabile se un'articolazione ha bisogno di un'immobilizzazione prolungata.
Il ginocchio, il gomito e la spalla sono particolarmente soggetti a rigidità post-traumatica, soprattutto in età avanzata.
Ritardo di consolidazione:
I principali fattori predisponenti includono:
l'immobilizzazione incompleta;
la parziale interruzione della fornitura vascolare;
fattori legati al paziente che compromettono la guarigione (per esempio l'uso di corticosteroidi o di ormoni tiroidei);
un'eccessiva separazione dei segmenti ossei;
movimento tra i frammenti ossei;
presenza di tessuti molli tra i due monconi ossei;
lesione troppo estesa della corteccia ossea esterna;
infezione nel focolaio di frattura.
Pseudoartrosi: è la compromissione completa ed irreversibile (se non tramite operazione chirurgica), della guarigione ossea.
E' un quadro patologico in cui si è formato tra i frammenti di frattura, un particolare tessuto detto fibroso e fibro-cartilagineo (quello che si può ritrovare nelle cicatrici e nei dischi vertebrali).
Il corpo percepisce i frammenti ossei come se fossero ossa separate, di conseguenza prova ad unirli.
Mal Consolidamento: si verifica quando i frammenti di frattura guariscono in una posizione non corretta, causando una deformità clinica ed estetica.
Può avvenire nel caso in cui una frattura non è stata adeguatamente ridotta e stabilizzata.
Tramite delle osteotomie correttive (operazioni chirurgiche in cui l'osso viene rescisso con l'intento di correggerne la forma), la lesione viene ripristinata alla sua normale morfologia scheletrica e i frammenti vengono stabilizzati nella posizione desiderata, tramite mezzi di osteosintesi diversi.
Osteonecrosi: una parte di un frammento di frattura può diventare necrotica, soprattutto quando l'apporto vascolare è danneggiato.
Le fratture chiuse a rischio di osteonecrosi sono le fratture dello scafoide carpale, le fratture scomposte del collo del femore, e le fratture scomposte del collo dell'astragalo.
Artrosi: le fratture che interrompono la continuità di un' articolazione, possono provocare un disallineamento articolare, con conseguente instabilità e futura degenerazione della cartilagine articolare.
Discrepanza della lunghezza degli arti: se una frattura nei bambini coinvolge una cartilagine di accrescimento, la crescita può essere influenzata, risultando in un arto più corto dell'altro.
Negli adulti, la riparazione chirurgica di una frattura, in particolare delle fratture del femore, può causare una discrepanza nella lunghezza della gamba, che può portare a difficoltà a camminare e la necessità di un plantare nella scarpa per la gamba più corta.
Algodistrofia (Morbo di Sudek o CRPS) :
È definita come una sindrome dolorosa regionale complessa .
Le cause sono attualmente sconosciute; può essere imputato alla presenza di un evento dannoso scatenante, o a una causa di immobilizzazione.
Colpisce braccia, mani, gambe e piedi.
La CRPS descrive una serie di condizioni dolorose caratterizzate da un dolore regionale continuo (spontaneo e/o evocato) apparentemente sproporzionato rispetto al decorso abituale di qualsiasi trauma noto o altra lesione.
Il dolore è regionale e la persona presenta sensazione di bruciore, rigidità, pelle sudata e lucida, edema, disturbi della contrazione muscolare, viraggio del colore della struttura anatomica interessata, dolore che permane anche quando lo stimolo doloroso non è più presente.
Ci sono due tipi:
La CRPS di tipo 1 (come accennato in precedenza) si verifica a seguito di un trauma come fratture, distorsioni, interventi chirurgici e micro traumi ripetuti.
La CRPS di tipo 2 si verifica a seguito di una lesione a un ramo nervoso.
Osteomielite : è un processo infiammatorio che interessa sia la componente esterna dell’osso, che quella interna e quindi il midollo osseo.
La causa più comune è quella batterica o fungina.
L'infezione provoca la formazione di ascessi.
Il pus così formato trova la sua via d'uscita attraverso l'area di minor resistenza.
L'ascesso sviluppatosi, si diffonde attraverso i tessuti molli e verso l'esterno, formando un seno che rompe la pelle, oppure scivola verso il basso, verso la diafisi, tra la corteccia e il periostio.
Necrosi avascolare asettica post traumatica : è la morte delle cellule di una porzione di tessuto osseo, dovuta all'insufficienza o mancanza di apporto di sangue alla struttura (non per cause adibite a infezioni o all'introduzione di batteri che danneggiano la struttura).
Nei casi più gravi porta al collasso osseo.
Trattamento delle fratture ossee:
L’obiettivo principale del trattamento delle fratture è quello di garantire il completo e fisiologico consolidamento osseo, senza alcuna alterazione della morfologia, consentendo il recupero completo della funzionalità delle articolazioni, dei muscoli, e di tutte le strutture adiacenti.
La terapia e il trattamento si basano essenzialmente su due possibili soluzioni:
La terapia conservativa ;
La terapia chirurgica .
Terapia conservativa:
La terapia conservativa viene in genere effettuata in caso di fratture composte, incomplete e da compressione.
E' suddivisa in tre fasi:
1. Riduzione della frattura :
Solitamente eseguita in anestesia generale, consiste nel correggere lo spostamento dei monconi di frattura, riportandoli nella loro posizione anatomica.
In alcuni casi la scomposizione dei frammenti non consente un’adeguata procedura di riduzione, e si cerca dunque di sistemarla nella posizione più favorevole.
Il medico riposiziona manualmente le ossa nella corretta posizione fisiologica e, nel caso non fosse possibile, vengono adottati appositi strumenti come la t razione continua.
Ad esempio la trazione per la frattura della diafisi femorale nei bambini, la trazione scheletrica bilanciata per le fratture del femore della diafisi negli adulti, ecc.
2. Contenzione :
Una volta che i frammenti di frattura sono stati riposizionati, devono essere mantenuti in quella posizione fino a quando la frattura non si è consolidata, altrimenti potrebbe spostarsi a causa dell'azione dei muscoli e della gravità.
Alcuni tra i metodi di contenzione più comuni sono per esempio le docce gessate per braccio e gamba, o un tutore funzionale, che consente la mobilità delle articolazioni contigue, mentre la frattura si sta ancora consolidando.
3. Rieducazione e riabilitazione :
La rieducazione fisioterapica viene svolta attraverso un programma riabilitativo comprendente:
Sollecitazioni dei movimenti attivi e passivi di tutte le articolazioni dell’arto traumatizzato;
Terapie strumentali, massaggi e rinforzo muscolare per migliorare il tono e la forza muscolare;
Esercizi di rieducazione funzionale dell’arto volte al ripristino di movimenti generici e specifici delle attività della vita quotidiana del paziente.
Terapia chirurgica:
La terapia chirurgica si esegue quando le precedenti riduzioni non hanno portato ad un risultato effettivo o in caso di problematiche specifiche, ad esempio:
Perdita della riduzione;
Fratture scomposte dentro l’articolazione (fratture articolari);
Mancata unione ossea;
Fratture multiple;
Unione ritardata;
Fratture patologiche;
Lesioni neurovascolari;
Fratture aperte;
Ragioni estetiche.
L’operazione consiste nell'apertura del sito di frattura, nella rimozione di eventuali ostacoli interposti tra i capi ossei lesionati (muscoli, strutture molli, ecc.) e nella osteosintesi, immobilizzando le ossa con svariati impianti in base alla scelta del chirurgo:
Chiodi endomidollari;
Impianti della colonna vertebrale;
Chiodi ad incastro;
Fili di Kirschner;
Fili d'acciaio.
Durante l’operazione di fissazione esterna, invece, vengono inseriti dei fili rigidi, che penetrano nell’osso, in poli opposti al focolaio di frattura, uniti con un sistema di fissazione esterna che fa da ponte.
Viene adottata nelle casistiche di fratture aperte/esposte.
Esami che si effettuano per diagnosticare una frattura ossea:
Radiografia:
La modalità più frequentemente utilizzata per la valutazione dei disturbi ossei e articolari, e in particolare delle condizioni traumatiche, è la radiografia convenzionale.
Il radiologo dovrebbe ottenere almeno due distinte proiezioni, antero-posteriore e laterale, con ciascuna vista che includa due articolazioni adiacenti.
Ciò riduce il rischio di perdere di vista una frattura (come accade nelle microfratture dei bambini, in cui è spesso necessario ottenere una radiografia dell'arto normale sano per il confronto), una lussazione, o altre lesioni associate in un sito lontano dall'apparente lesione primaria.
In alcuni casi sono necessarie delle proiezioni speciali (ad esempio una proiezione obliqua), a seconda delle situazioni cliniche dell'osso preso in esame.
L’esame radiografico permette al medico di:
Confermare la diagnosi clinica;
Studiare l'anatomia della frattura;
Studiare lo spostamento dei frammenti di frattura;
Rilevare crepe e fratture da stress;
Rilevare dislocazioni ossee (lussazioni);
Pianificare il trattamento;
Accertare lo stato post-riduzione delle fratture.
Risonanza magnetica:
La valutazione mediante la risonanza magnetica è particolarmente adatta nella diagnosi delle condizioni traumatiche delle ossa e dei tessuti molli.
Le contusioni ossee o le micro fratture non visibili alla radiografia e alla TC, sono ben dimostrate da questa tecnica.
Consente la separazione dei diversi tessuti inclusi muscoli, tendini, legamenti, vasi, nervi, cartilagine e osso.
Sebbene la risonanza magnetica abbia molti vantaggi, esistono anche degli svantaggi.
Questi includono:
Pacemaker cardiaci;
Clip per aneurismi cerebrali;
Claustrofobia;
La presenza di oggetti metallici, come clip chirurgiche ferromagnetiche:
Gli oggetti metallici creano "buchi" nell'immagine, distorcendo l'immagine.
Tomografia assiale computerizzata (TAC):
La tomografia è una radiografia della sezione del corpo che consente una visualizzazione più accurata di lesioni troppo piccole per essere notate su radiografie convenzionali o che mostrano dettagli anatomici oscurati da strutture sovrastanti.
La TC è indispensabile nella valutazione di molte condizioni traumatiche, di vari tumori ossei e dei tessuti molli, ma anche utile per valutare il processo di guarigione dell’osso.
E’ estremamente utile per definire la presenza della frattura e della sua estensione (o della lussazione), di varie anomalie intra-articolari (come il danno alla cartilagine articolare o la presenza di corpi osteo-cartilaginei non calcificati) e dei tessuti molli adiacenti.
Può anche rilevare eventuali piccoli frammenti ossei dislocati nelle articolazioni dopo un trauma, nel corpo vertebrale fratturato e nelle eventuali lesioni concomitanti al midollo spinale.
Scintigrafia ossea:
La scintigrafia è un esame che rileva la distribuzione nel corpo di un agente radioattivo iniettato nel sistema vascolare.
La caratteristica che la contraddistingue rispetto a tutte le altre tecniche di immagine, è la sua capacità di visualizzare l'intero scheletro in una sola volta.
Le indicazioni per la scintigrafia scheletrica includono condizioni traumatiche, tumori, artriti, infezioni e malattie metaboliche delle ossa.
In condizioni traumatiche, la scintigrafia è estremamente utile nella diagnosi precoce delle fratture da stress.
Queste fratture potrebbero non essere visibili sulle radiografie convenzionali o anche sugli studi tomografici.
Guarigione e processi riparativi delle fratture ossee:
Al momento della frattura ossea, l’organismo avvia il processo riparativo e di guarigione attraverso specifiche sequenze, riportando la struttura al suo stato originale.
Come già accennato, la regola base per far sì che un osso si ripari completamente, è quella di mantenere i segmenti di frattura bloccati e a contatto tra di loro.
I due capi di frattura non devono effettuare alcun movimento, che altrimenti comprometterebbe la guarigione dell’osso e delle strutture adiacenti (se il processo di riparazione non va a buon fine, tra i monconi di frattura si forma una falsa articolazione, definita pseudoartrosi).
La guarigione varia in base al soggetto e le sue fasi si presentano in quest’ordine:
Fase dell’infiammazione;
Fase di riparazione;
Fase di rimodellamento.
Fase dell’infiammazione :
L'infiammazione inizia immediatamente dopo il trauma lesivo.
Raggiunge il picco entro poche ore e si riduce a distanza di 1 settimana dopo la frattura.
Non appena l’osso si frattura, il sangue fuoriesce dai vasi lacerati, formandosi così un ematoma (raccolta di sangue) intorno alla frattura e tra i monconi lesionati.
Le cellule danneggiate mettono in allarme le zone circostanti, rilasciando una serie di agenti chimici, che determinano la dilatazione dei vasi vicini alla lesione, i quali a loro volta fanno fuoriuscire un liquido (essudato infiammatorio), che si diffonde in tutta l’area.
L’essudato infiammatorio è pieno di cellule immunitarie specifiche, responsabili dell’addensamento del fluido che, convertendolo in un gel, ricoprono interamente la ferita.
Il gonfiore e il dolore conseguente al danno, fanno sempre parte del “piano di difesa” del nostro organismo, che tenta di bloccare idrostaticamente la frattura.
In questo modo ci avverte che vuole proteggere la zona lesa e che dobbiamo muoverla il meno possibile, così ha la possibilità di ripararla senza intoppi.
In seguito alla formazione del gel, i vasi sanguigni si restringono, e, con la riduzione dell’apporto ematico, vengono chiusi anche i dotti linfatici, per impedire la diffusione di infezioni.
Altri tipi di cellule del sistema immunitario, che agiscono come dei veri e propri spazzini, vengono richiamate nell’area lesionata, e la ripuliscono dagli agenti infettivi e dai detriti.
Rimuovono quindi tutto il tessuto danneggiato, i frammenti ossei e il sangue fuoriuscito dai vasi sanguigni lacerati.
In breve, l’organismo pone il sito danneggiato in quarantena.
Questo processo dura fino a 48 ore dall’evento lesivo.
Il modo migliore per poter aiutare il nostro corpo in questa fase è quello di applicare la strategia chiamata PRICE:
Protection (protezione);
Rest (riposo);
Ice (ghiaccio);
Compression (compressione);
Elevation (elevazione).
Come diminuisce la risposta infiammatoria, il tessuto necrotico (cellule morte) e gli essudati vengono riassorbiti e inizia la fase di riparazione ossea.
2. Fase di riparazione :
La fase riparativa dura circa 2-3 settimane.
In questa fase fanno la loro comparsa alcune cellule specializzate, che iniziano a produrre una nuova matrice ossea, ovvero il callo provvisorio della frattura.
Il callo è il primo segno di unione visibile tramite radiografia, generalmente 3 settimane dopo la frattura.
In questa fase si sviluppano i vasi sanguigni che consentono di formare il nuovo osso tra le linee di frattura.
Per consentire la formazione dei vasi sanguigni è necessaria l’immobilizzazione (ad esempio un tutore gessato).
Queste cellule iniziano a proliferare, si differenziano e producono il callo della frattura costituito da tessuto fibroso (come quello di tendini e dei legamenti), cartilagineo (come il tessuto di cui è composto il naso) e tessuto osseo.
Il callo riempie e circonda il sito della frattura, e nelle prime fasi della guarigione può essere suddiviso in callo duro o osseo, e callo fibroso e cartilagineo più morbido.
L'osso formatosi inizialmente alla periferia del callo, è il callo duro, mentre il callo molle si forma nelle regioni centrali.
L'osso sostituisce gradualmente i tessuti interni, allargando il callo duro e aumentando la stabilità dei frammenti di frattura.
La formazione di questo ponte di tessuto osseo conferisce una buona resistenza alla frattura.
La stabilità dei frammenti della frattura aumenta progressivamente grazie alla formazione del callo interno ed esterno.
Si verifica quindi una consolidazione più stabile e il sito della frattura diventa indolore.
Tuttavia in questa fase, purtroppo, la guarigione non è ancora completa.
Il callo della frattura è ancora debole rispetto alla normale morfologia ossea e acquisisce piena forza solo durante la fase di rimodellamento.
La fase riparativa si può definire completa, quando cessa il dolore nel sito della frattura, l'estremità ossea fratturata può essere mossa senza dolore e l'esame clinico non rileva alcun movimento dei monconi ossei.
3. Fase di rimodellamento :
La fase di rimodellamento ha come fine la definitiva sostituzione dell'osso neoformato, con tessuto osseo lamellare e di ridurre le dimensioni del callo, ripristinando un normale apporto vascolare.
In quest'ultima fase la forza dell'osso ritorna ad essere quasi come in quello controlaterale "sano" e la possibilità di una nuova frattura diminuisce.
Nelle ultime fasi del rimodellamento, dopo che tutto il tessuto osseo è stato sostituito, l'osso superfluo viene riassorbito e si procede con la formazione di nuove trabecole ossee.
Il passaggio dal callo della frattura all'osso intrecciato e il processo di mineralizzazione, che irrigidisce e rinforza l'osso neoformato, può durare mesi o addirittura anni.
Bibliografia:
C.Morlacchi, A. Mancini. Clinica Ortopedica. IV edition Piccin.
Jutta Hochschild. Apparato locomotore, anatomia e funzioni. Edi-Ermes.
Federico A. Grassi, Ugo E.Pazzaglia, Giorgio Pilato, Giovanni Zatti. Manuale di ortopedia e traumatologia. Elsevier; second edition 2012.
Mark D.Miller, stephen R.Thompson. Miller's review of Orthopaedics. Elsevier; 7th edition 2016.
J. Maheshwari, Vikram A.Mhaskar. Essential Orthopaedics. Jaypee Brothers Medical Pub; 5h edition 2015.
John Ebnezar. Textbook of Orthopedics: With Clinical Examination Methods in Orthopedics. Jaypee Brothers Medical Pub; Supplement edition 2010.
Greenspan, Adam. Orthopedic Imaging: A Practical Approach. Lippincott Williams & Wilkins; 4th edition, 2004.
Frederick M Azar & James H. Beaty & S. Terry Canale. Campbell's Operative Orthopaedics Volume 1,2,3,4. Elsevier; 13th edition, 2017.
Rafael Orozco, J. Miquel Sales, Miquel Videla. Atlas of Internal Fixation: Fractures of Long Bones. Classification, Statistical Analysis, Technique, Radiology. Springer; 1st edition 2000.
M. Schüenke, E. Schulte, U. Schumacher. Prometheus - Anatomia Generale e Apparato Locomotore. Edises; 2°edizione 2014.
Nigel Palastanga, Derek Field, Roger Soames, S. Boccardi, G. Fraschini. Anatomia del movimento umano. Struttura e funzione. Elsevier; 5° edizione 2007.